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"RUBEN", IL RISTORANTE DOVE SI PAGA 1 EURO

Cibo & Solidarietà non è un binomio inedito, ma il Ristorante Ruben di Milano, sfugge alla classificazione abituale di ristorante "solidale" e dimostra che, anche questo tipo di attività possono svilupparsi secondo un "format" definito. 
A realizzare questo innovativo modello di ristorazione sociale è una Onlus (Fondazione Ernesto Pellegrini) supportata da un gruppo industriale (Gruppo Pellegrini), solido in quanto a finanze, logistica ed esperienza gestionale specifica, operando, da decenni, nel settore della ristorazione collettiva.

L’iniziativa, partita nel novembre del 2014, costituisce ormai un modello di organizzazione, per efficacia ed efficienza.
Vediamo come funziona e in che cosa si differenzia:

PERCHÈ RUBEN
Ruben è un personaggio, realmente esistito, che ha ispirato la realizzazione di questa iniziativa benefica.
Si tratta di un lavoratore "marginale" impiegato nella cascina di campagna della famiglia Pellegrini. Uno di quei personaggi romantici, (il corrispettivo degli hobo statunitensi), un tempo numerosi, che lavoravano alla giornata, incuranti del futuro e di ogni forma di previdenza. 
La sua prevedibile e tragica scomparsa (assiderato in una baracca, successivamente alla espropriazione e distruzione della cascina), non è stata mai completamente accettata dall'allora ragazzo Ernesto Pellegrini (proprietario del gruppo ed ex presidente dell'Inter), che ha voluto così ricordare quella figura, sfortunata ma dignitosa, che tanto lo aveva colpito da giovane.

A CHI SI RIVOLGE
Il "target" del Ruben sono i cosiddetti "nuovi poveri", coloro che non vengono assistiti e tutelati perchè non rientrano nelle fasce più basse, ma hanno subito, soprattutto negli ultimi anni, un impoverimento improvviso e inaspettato e non sono, anche psicologicamente, attrezzati per affrontare questa repentina discesa economica e sociale.
Soprattutto la vergogna, li condiziona fino alla paralisi e all'immobilismo. Semplicemente non sono abituati a chiedere aiuto, avendo sempre vissuto dignitosamente.
Questa scelta consente di coprire una fascia di disagio, non estrema e a volte temporanea, senza sovrapporsi a quella, costituita da indigenti e senza fissa dimora, che ha altre forme di tutela e, soprattutto, richiede altre modalità di approccio e gestione.

COME SI ACCEDE
Per accedere al Ristorante Ruben bisogna avere la tessera (come fosse un club), che si ottiene attraverso una preselezione gestita dalla rete, costituita da oltre 170 tra associazioni e parrocchie, che affianca il Ruben, filtrando le richieste.
La tessera vale per 60 giorni ed è rinnovabile.

COSA SI MANGIA
Il menù giornaliero, preparato con le stesse materie prime e identiche procedure delle mense aziendali gestite dal gruppo Pellegrini, prevede una scelta, sempre varia, stagionale e a rotazione, tra 4 primi, 4 secondi, 4 contorni, 4 dolci. Frutta e bevande a volontà; nessun alcolico e possibilita di fare il bis.
Il ristorante, aperto solo la sera, segue la tradizione gastronomica italiana, ma è attrezzato anche per soddisfare esigenze particolari legate a restrizioni di ordine religioso (musulmani) o sanitario (celiaci) o a scelte alimentari (vegetariani, vegani).

QUANTO SI PAGA
Ogni pasto completo costa 1 euro; per coloro che hanno meno di 16 anni il pasto è gratis.
Il pagamento di 1 euro, che chiaramente non è sufficiente a coprire i costi del pasto, intende preservare la dignità degli ospiti, che acquistano la cena e non la ricevono come elemosina.

I NUMERI
Il Ruben annovera circa 3000 clienti tesserati e prepara, giornalmente, 500 pasti in 2 turni.
Oltre il 60% degli ospiti è di nazionalità italiana, a testimoniare l'incidenza delle nuove povertà nel nostro Paese. Nell’80% dei casi si tratta di famiglie, nel restante 20% di persone sole, tra cui molti pensionati e svariati padri separati.

I VALORI E L'APPROCCIO INNOVATIVO
La prima cosa che colpisce del Ruben è paradossalmente l'estetica, dimensione sempre negata ai bisognosi, perchè percepita come futile, quasi fastidiosa.
Il progetto della Fondazione Pellegrini ha voluto invece differenziarsi anche in questo, con la consapevolezza e la volontà di nutrire non solo lo stomaco, ma anche gli occhi e lo spirito. L'intervento di sostegno è stato così concepito non solo per alleviare i disagi, temporanei ed emergenziali, di chi si trova in difficoltà economiche, ma anche per ammortizzare le fragilità sociali che ne derivano.
Un tentativo di offrire momenti di normalità che aiutino a ritrovare serenità, autostima ed energie per risalire.
Un ambiente curato, dove ci si possa sentire a casa, dove si possa mangiare anche con la propria moglie e i propri figli.
Anche i ritmi del pasto, lontani dall'approvvigionamento meramente calorico, intende restituire la prospettiva dello stare insieme a tavola, di un momento dedicato alle relazioni umane e sociali che da sempre caratterizzano il pasto come un’occasione di convivialità.



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